Le retour à la raison" (il ritorno alla ragione), del 1923, la prima opera cinematografica dell'artista dadaista-surrealista Man Ray, è un film praticamente improvvisato e spontaneo, presentato d'urgenza il giorno dopo la sua creazione, in una sessione dadaista parigina (probabilmente l'ultima ufficiale di questo movimento, chiamata "Du Coeur à Barbe") in cui, se ci atteniamo alla narrazione della trama, è più vicino a un'opera sperimentale pura (pittorico-scultorea) di stile dadaista, che a ciò che generalmente si intende per film, poiché si tratta, soprattutto, di esperimenti con carta fotografica o celluloide come supporto secondo una procedura brevettata dallo stesso artista e chiamata da lui "rayografie" o "rayogrammi" (posizionando oggetti e sostanze direttamente sulla carta fotosensibile ed esponendola bruscamente alla luce). In questo caso, spiega che ha sparso sale e pepe e ha usato chiodi di garofano. Filma anche sequenze notturne di una fiera e una scultura mobile che danza con la propria ombra. Tutto sembra indicare che l'enigmatico "ritorno alla ragione" dopo tanta incoerenza sia l'apparizione del torso nudo finale di Kiki de Montparnasse (Alice Prin), l'indiscussa musa della notte parigina e, a quel tempo, partner sentimentale di Man Ray. Lo stesso artista dice nelle sue memorie che la prima fu molto sfortunata e mal accolta dal pubblico, più che per la sua incoerenza razionale (qualcosa che i dadaisti promuovevano e difendevano, a cominciare da Tristan Tzara, promotore dell'evento), per la sfortunata coincidenza che si ruppe due volte durante la sua breve proiezione, e in una di esse lasciando la sala al buio per un tempo imbarazzante.