- *"L'Etoile de mer", del 1928, forse il suo film d'avanguardia più conosciuto, è il cortometraggio sperimentale del fotografo, pittore e cineasta americano Man Ray, che entra definitivamente nel dominio del surrealismo, piuttosto che del dadaismo, il suo stile iniziale e più noto. Realizzato a partire da una poesia di Robert Desnos in uno stile sognante e onirico, molte delle sue immagini, sensoriali ed erotiche, brillano dietro effetti visivi sfocati (con uno strato di gelatina sulla lente) che lo stesso Man Ray riconosce di aver applicato sia per eludere la censura dell'epoca, sia per provocare l'effetto di irrealtà. Man Ray non seguì completamente le indicazioni del poeta: né nella poesia, né nella successione di scene sconnesse, né nella musica raccomandata per accompagnare la poesia, che finì per scegliere dalla propria discoteca nelle sue prime esibizioni. Per quanto riguarda gli attori, decide di rinunciare ai professionisti per finire col rivolgersi ai suoi amici più stretti, tra cui la sua musa dell'epoca, Kiki de Montparnasse, lo stesso Desnos e un conoscente di entrambi. Pensò persino a un certo punto di realizzarlo con marionette o bambole. Il titolo inglese abituale è "The Starfish", sebbene quello usato da Man Ray per il nome originale fosse "La stella del mare".
Introduzione (di Robert Desnos)
Possiedo una stella marina (di quale oceano?), comprata da un rigattiere ebreo in Rue des Rosiers, che è la vera personificazione di un amore perduto, totalmente perduto, di cui probabilmente non avrei conservato questo ricordo emozionale senza di lei. Sotto la sua influenza scrissi, nella forma più appropriata per le apparizioni e i fantasmi di un copione, ciò che Man Ray ed io consideriamo una poesia semplice come l'amore, semplice come un buongiorno, semplice e terribile come un addio. Solo Man Ray poteva concepire gli spettri che, emergendo dalla carta e dalla celluloide, dovevano incarnare, nelle sembianze del mio caro André de la Rivière e dell’eccitante Kiki, l'azione spontanea e tragica di un'avventura nata nella realtà e continuata in un sogno. Affidai il manoscritto a Man e partii per un viaggio. Al mio ritorno, il film era finito. Grazie a operazioni oscure, attraverso le quali elaborò un'alchimia delle apparenze, e invenzioni che devono meno alla scienza che all'ispirazione, Man Ray aveva costruito un territorio che non apparteneva più né completamente a me né a lui...
- *Non aspettarti un'esegesi dotta delle intenzioni del cineasta. Non si tratta di questo. Si tratta esattamente del fatto che Man Ray, trionfando risolutamente sulla tecnica, mi offrì l'immagine più lusinghiera ed emozionante di me stesso.
Com’è bella
Dopotutto
Se i fiori fossero di vetro
Bella, bella come un fiore di vetro
Bella come un fiore di carne
Non sto sognando!
Bella come un fiore di fuoco
Muri del Manicomio
Com’era bella “allora”
Com’è bella “ora”."**